Esiste un collegamento tra la Bestia e il mediatico processo farsa contro Anastasiya Kylemnyk? Segni del sovranismo nei depistaggi mediatici sul caso Sacchi.

Esiste un collegamento tra la Bestia e il mediatico processo farsa contro Anastasiya Kylemnyk? Segni del sovranismo nei depistaggi mediatici sul caso Sacchi.

Più volte, analizzando il mediatico processo-farsa contro Anstasiya Kylemnyk, si è visto il marchio della Bestia salviniana e il segno della destra sovranista. Adesso, alla luce degli ultimi avvenimenti, è bene rivedere una sintesi del tutto. Perché è successo che…

Appena subito dopo l’omicidio, il triumvirato delle Lega si è scagliato a difesa di Luca Sacchi, soprattutto nella persona di Riccardo Molinari.

Il mondo sovranista tutto ha subito manifestato una preoccupazione, spesso con punte di panico, alla notizia che gli assassini fossero Valerio Del Grosso e Paolo Pirino (questa era la notizia originale; come vedremo poco sotto, la posizione di Pirino potrebbe cambiare: ammette l’aggressione a Kylemnyk ma nega il concorso in omicidio).

Salvini Taverna Amicizia

E sono partiti la gogna e il linciaggio mediatici contro Anastasiya Kylemnyk, caratterizzati da un’armonica simbiosi tra la Bestia salviniana e una serie di giornali e trasmissioni televisive che, in vario modo, possono senza dubbio essere fatte risalire all’area della destra sovranista. Il che ha, inoltre, comportato un vero e proprio depistaggio (voluto o meno) rispetto a contesti quali la malavita organizzata (‘ndrangheta su tutte), il traffico di droga e il coinvolgimento di parte del sovranismo di destra in tutto ciò. Sarebbe ora che le autorità cominciassero a bussare a certe porte. Per adesso, leggiamo…

Premessa

Breve inquadramento di quanto accaduto la sera del 23 ottobre 2019, basato sui documenti ufficiali, sulle intercettazioni e su quanto avvenuto nel corso del processo. Anastasiya Kylemnyk viene colpita alla nuca, con una mazza da baseball, da Paolo Pirino. L’obiettivo è, secondo quanto dichiarato dallo stesso Pirino, non di farle del male, ma di spaventarla abbastanza da costringerla a farsi derubare dallo zaino che possiede. Zaino dentro il quale ci sarebbe una busta contenente circa 70.000 destinati all’acquisto di marijuana ai fini di spaccio. Luca Sacchi interviene atterrando Paolo Pirino. A questo punto, Valerio Del Grosso spara un colpo alla nuca dello stesso Luca Sacchi, che morirà qualche ora dopo in ospedale.

Quindi, le persone attualmente sotto processo sono:

Valerio Del Grosso: reo confesso per l’omicidio di Luca Sacchi, nega la premeditazione.

Paolo Pirino: reo confesso per l’aggressione ad Anastasiya Kylemnyk, nega il concorso in omicidio.

Anastasiya Kylemnyk: imputata per violazione della legge sulla droga, ha rifiutato il rito abbreviato, decidendo di affrontare il processo e dichiarandosi non colpevole. Conferma di avere avuto nello zainetto una busta, consegnatale da Giovanni Princi (amico di Luca Sacchi, presente la sera dell’omicidio e condannato per violazione della legge sulla droga) pensando che, in ogni caso, si trattasse di una questione relativa alla vendita di una moto di provenienza non lecita. In merito a questo, nel processo sono emersi due punti importanti: 1) Giovanni Princi (come Luca Sacchi, grande appassionato di moto) ha, o aveva, l’abitudine di acquistare e rivendere moto, in modo del tutto lecito. 2) Simone Piromalli, ritenuto uno dei testimoni-chiave, durante la sua udienza al processo, aveva iniziato dichiarando era stato Giovanni Princi a mostrargli i soldi e non Anastasiya Kylemnyk, per poi affermare, su insistenza della pm, dopo 4 volte che gli era stata posta la stessa domanda, “ora non ricordo chi me li aveva mostrati”. Purtroppo, poco tempo dopo, Simone Piromalli è deceduto, insieme alla fidanzata, in un incidente stradale.

Armando e Marcello De Propris, rispettivamente padre e figlio, accusati, il primo di avere detenuto la pistola usata per l’omicidio e il secondo di averla consegnata a Valerio Del Grosso. Le dinamiche e le responsabilità su questo aspetto della vicenda sono tutt’ora da chiarire e riguardano l’effettivo o meno coinvolgimento di Armando De Propris e la questione se la pistola sia stata consegnata da Marcello De Propris a Valerio Del Grosso carica o scarica.

Quindi stiamo parlando di una ragazza che sarebbe stata coinvolta in un presunto tentativo di violazione della legge sulla droga, per avere avuto con sé una busta contenente i soldi per la compravendita di marijuana. Fatto per il quale si dichiara non colpevole per i motivi appena visti. E non si è mai visto, né in Italia né altrove (chiunque possedesse evidenze contrarie sarebbe utile le mostrasse) il caso di una persona accusata di ciò subire una tale aggressione mediatica, caratterizzata da una metodica e costante strategia comunicativa tale da fomentare e incrementare l’odio nei suoi confronti. Strategia che ha quale evidente effetto anche quello di allontanare l’attenzione dal contesto dell’assassino, del rapinatore e della vittima. Vediamo come. E, forse, dal come, nascerà qualche possibile perché.

Per approfondimenti:

Il segno sovranista

Una serie di dati di fatto, portano in modo inevitabile a una conclusione: la metodica strategia di odio e di disinformazione contro Anastasiya Kylemnyk è pianificata e portata avanti da forze appartenenti all’area del sovranismo di destra. Vediamo.

– Le reazioni seguenti all’omicidio, parlo di tempi molto brevi, vedono realtà sovraniste, dal “Secolo d’Italia” a miriadi di pagine Facebook, esprimere la loro preoccupazione, che in certi casi sconfina nella vera e propria angoscia, nel rilevare che Luca Sacchi è stato ucciso da due italiani (ai tempi, veniva data per scontata la complicità di Paolo Pirino, complicità che, come abbiamo visto, è attualmente in discussione).

– Sempre a ridosso della tragedia, Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega, si è lanciato in un’accorata difesa di Luca Sacchi. Ma, a quei tempi, nessuno conosceva Luca Sacchi e le indagini erano appena iniziate: perché quella foga e quella difesa che, al tempo stesso, escludeva Anastasiya Kylemnyk?

– La stampa sovranista – su tutti “Il Tempo”, “Il Giornale” e “Libero” – ha pubblicato articoli contro Anastasiya Kylemnyk che calpestano una serie di principi deontologici.

– A ciò si aggiungono alcune trasmissioni televisive come “La vita in diretta” durante la doppia conduzione Matano – Cuccarini (le cui posizioni sovraniste di quest’ultima sono note), “Porta a porta” e “Quarto Grado”. Per quanto riguarda quest’ultima trasmissione, per adesso mi limito a indicare che Alessandro Meluzzi, è (dati 21 al marzo 2020) tra le principali firme de “Il Primato Nazionale”, mensile legato a Casa Pound e costola cartacea del sito “Quotidiano Sovranista Italiano”. Per non parlare dei complimenti pubblici ricevuti da Gianluigi Nuzzi, conduttore della suddetta trasmissione, da parte di Matteo Salvini, che arriva addirittura a definirlo un “giornalista”.

– La strategia dell’odio online, che si manifesta nei commenti a pagine pubbliche dirette emanazioni delle trasmissioni televisive viste sopra, ha la chiara impronta della Bestia salviniana. E non è un caso che, visitando i profili della maggior parte delle persone che pubblicano questi commenti, risulti indubitabile la loro appartenenza al mondo della destra sovranista.

Per approfondimenti:

Manipolazione delle informazioni e dell’opinione pubblica

Nella puntata di “Porta a porta” del 28 gennaio 2020 sul tema del caso Sacchi accadono molti eventi significativi. I presenti sono: Bruno Vespa (conduttore), Paolo Salice (avvocato di Tina Galati), Roberta Bruzzone (prezzemolina degli studi televisivi e “criminologa”), Concita Borrelli (consulente di “Porta a porta”) e Simonetta Matone (magistrato ospite abituale della trasmissione e ora candidata vice-sindaco per la destra alle elezioni amministrative romane).

– Paolo Salice propone ai presenti di poter chiamare tranquillamente Anastasiya Kylemnyk “serpe”: approvazione unanime tra i sorrisetti soddisfatti degli astanti.

– Paolo Salice e Roberta Bruzzone si eccitano reciprocamente nell’attribuire ad Anastasiya Kylemnyk la responsabilità per l’omicidio del suo fidanzato. È Simonetta Matone a dover raffreddare i loro neuroni, ricordandogli che l’assassino è stato identificato, così come è stato identificato l’aggressore della stessa Kylemnyk: è scritto nero su bianco nella “Richiesta del Pubblico Ministero di Giudizio Immediato”.

– Con una tecnica abituale nella strategia comunicativa contro Anastasiya Kylemnyk, ecco che viene, in modo arbitrario e deontologicamente scorretto, messa alla pari di tutte le altre persone coinvolte nel caso, e il conduttore chiede agli ospiti un parere che appare riguardare tutti. Peccato che il titolo di quella parte di trasmissione sia espressamente dedicato alla ragazza, così come è una foto della stessa che viene messa in onda. La risposta corale, delle tre signore presenti in studio è: “Perché non sono intelligenti, non sono scolarizzati”. La Bruzzone ribadisce: “Sicuramente è un problema di intelligenza”. E Simonetta Matone: “Se vai a fare un test di intelligenza sono sicura che risulterebbero gravemente carenti”. Immancabile chiusa di Bruzzone: “Qui abbiamo a che fare con soggetti totalmente privi di empatia”. Ma è Simonetta Matone a rivaleggiare con Roberta Bruzzone in tema di ignoranza sull’argomento quando afferma che, passando di nuovo al singolare, “Queste ragazze hanno un’idea poi dell’Italia mediata dai programmi televisivi, per cui sono convinte che tutto sia facile, che tutto sia a portata di mano, che tutti vivano vite diverse. Perché senz’altro noi italiani viviamo vite diverse rispetto a quelle dei Paesi di provenienza di queste ragazze. Però sono ragazze che non si accontentano nemmeno più, per cui è un mix esplosivo e pericolosissimo”.

Ecco i dati di fatto. 1) Anastasiya Kylemnyk ha conseguito un Diploma in Lettere classiche. 2) Possiede l’abilitazione regionale all’insegnamento. 3) Ha partecipato a due corsi professionalizzanti sul tema dell’assistenza ai minori, conseguendo i relativi attestati. 4) Ha seguito per lungo tempo minori, occupandosi della loro crescita e del loro percorso di apprendimento. 5) È stata selezionata dal dipartimento per le Politiche giovanili presso la presidenza del Consiglio dei ministri tra 125.286 candidati, classificandosi quarta, per partecipare a un progetto di Servizio Civile volto all’insegnamento dell’italiano ai bambini rom di un campo della periferia di Roma. 6) È arrivata in Italia all’età di 8 anni.

E adesso, nessun commento, nessuna opinione. Solo, il semplice invito a rileggere quanto affermato dalle signore presenti nello studio di “Porta a porta” quando, riferendosi ad Anastasiya Kylemnyk, parlano di mancanza di intelligenza e scolarizzazione, di ritardo mentale e di mancanza di empatia.

Andiamo avanti. I punti visti sopra rappresentano l’architrave della strategia dell’odio messa in atto nei commenti delle pagine Facebook che trattano l’argomento (manca solo un elemento, forse il più importante, che vedremo in seguito). Soprattutto, visto il modo in cui lo tratta, di “Quarto Grado”. È importante non sottovalutare il peso dei commenti: attraverso di essi si crea e consolida una vera e propria comunità dell’odio che è composta, è bene ricordarlo, da persone reali, che, ogni tanto, si staccano dai social ed escono in strada. Inoltre, i commenti di questa comunità dell’odio, pieni di insulti – anche razzisti e/o relativi a forme di violenza di genere -, diffamazioni, minacce e via degenerando, rappresentano lo specchio fedele di come la manipolazione delle informazioni produca un pubblico manipolato. Tutti commenti, questi, che “Quarto Grado” si guarda bene dal rimuovere.

Quindi, ecco quali temi ritornano, infinite volte, in varie forme elaborati, nei commenti della comunità dell’odio:

– “Serpe”. Più volte citato letteralmente, questo termine viene associato ai concetti di manipolazione, cattiveria, tradimento rispetto alla famiglia Sacchi. Molte volte, lo troviamo associato a insulti legati al bigottismo razzista.

– Attribuzione, priva di alcun fondamento, anzi in pieno contrasto con le evidenze documentali, della responsabilità di Anastasiya Kylemnyk nella morte di Luca Sacchi.

– Tecnica del calderone. Anastasiya Kylemnyk viene messa insieme a “loro”, in modo da farla percepire, almeno nella mente di molti, come collegata all’omicidio.

– “Sicuramente è un problema di intelligenza”. Più volte Anastasiya Kylemnyk viene definita con termini afferenti all’area semantica della mancanza di intelligenza, anche se non si tratta di un tema particolarmente in voga nella comunità dell’odio.

– Mancanza di empatia. Tema sviluppato nell’area della “manipolazione” e della “freddezza”. Spesso qui torna il concetto di serpe”.

– La ragazza venuta dall’Est con finalità losche. Questa è l’area semantica nella quale si scatena il bigottismo razzista.

Per approfondire:

Hanno portato via l’informazione

L’8 maggio 2020, alla vigilia del processo, sulla pagina Facebook di “Quarto Grado” appaiono due video, nei quali vediamo quanto segue.

Tina Galati che parla dell’assassino (reo confesso) di suo figlio e del suo presunto complice con tono quasi indifferente, per poi scagliarsi con veemenza, accompagnata dalla camera che stringe su di lei, contro Anastasiya Kylemnyk. E insistere, in modo concitato, sul tema che la ragazza le avrebbe “portato via” il figlio. Dai commenti si nota subito come tale frase venga tradotta – grazie anche a una serie di precedenti servizi – nell’attribuzione di responsabilità ad Anastasiya Kylemnyk rispetto all’omicidio. Ma l’unica cosa che viene portata via, con questi video, è la dignità della vera informazione.

Tina Galati che parla dell’assassino (reo confesso) di suo figlio e del suo presunto complice con tono quasi indifferente e indossando una mascherina chirurgica, per poi togliersela mentre la camera stringe su di lei e comincia a scagliarsi contro Anastasiya Kylemnyk, insinuando, tra l’altro, una presunta relazione della stessa con l’amico di suo figlio, Giovanni Princi.

La costruzione di questi servizi rappresenta in modo emblematico la strategia messa in atto da “Quarto Grado” contro Anastasiya Kylemnyk: costruzione accurata, utilizzo mirato di piani e campi, linguaggio – audiovisivo e verbale – allusivo, ambiguità semantica, drammaturgia e messa in scena studiate fin nei minimi dettagli. Tra l’altro, molti dei servizi di questa trasmissione danno nuova linfa a un altro filone che caratterizza la gogna e il linciaggio mediatici contro Anastasiya Kylemnyk: insulti e umiliazioni afferenti all’area della violenza di genere.

Questo mettere sullo sfondo il responsabile della morte di Luca Sacchi e colui che secondo l’accusa sarebbe il suo complice e portare Anastasiya Kylemnyk in primo piano, per sottoporla a una gogna e a un linciaggio mediatici senza precedenti, è la cifra che caratterizza i servizi di “Quarto Grado” quando tratta il caso Sacchi. Come al solito, prova inconfutabile viene dai commenti ai contenuti pubblicati.

Approfondiamo quindi gli effetti di tutto ciò, ovvero di una strategia mediatica che ha portato a concentrare tutto l’odio – e le responsabilità – su Anastasiya Kylemnyk. Mettendo da parte l’influenza che l’opinione pubblica, manipolata da una pseudo-informazione asservita, può avere sulle altre persone in generale, e su giudici, togati e popolari, vediamo due notizie che questa strategia ha mandato al macero della memoria.

– Leggiamo in un articolo de “Il Messaggero” del 25 ottobre 2019: “Suo papà [di Luca Sacchi, N.d.A.] Alfonso è proprietario della taverna delle Coppelle, in zona Pantheon. Non lontano da un locale di Tiberio Simmi, fratello di Roberto (entrambi indagati e poi assolti nel processo Colosseo alla Banda della Magliana), il padre di quel Flavio Simmi trucidato a 33 anni con 9 colpi di pistola (era il 5 luglio del 2011) in una strada di Prati. «Alfonso – racconta un amico – è parente dei Simmi». Un elemento finito sotto la lente degli inquirenti che stanno scavando nel passato di Luca.” Ebbene, quella che avrebbe dovuto rappresentare una notizia molto interessante per ogni operatore dell’informazione (l’articolo non risulta essere mai stato smentito, tanto che è ancora pubblico), non ha avuto alcun approfondimento. Invece, informandosi su Tiberio Simmi, è possibile ricostruire una serie di storie e intrecci (all’analisi, non nessi causali, ma nessi relazionali, quindi nessuna attribuzione di responsabilità in senso giuridico a chicchessia) che coinvolgono i principali esponenti della banda della Magliana, traffici di droga, omicidi, personaggi della destra eversiva, sino a giungere alle infiltrazioni ‘ndranghetiste in Fratelli d’Italia e all’omicidio di Diabolik. Insomma, tutti gli elementi che, in modo o nell’altro, entrano anche nell’omicidio di Luca Sacchi.

– Leggiamo in un articolo del “Corriere della Calabria” datato 3 novembre 2019: “Il contesto, quello della periferia romana e del traffico di droga, aveva fatto pensare a molti che potesse esserci di mezzo la criminalità organizzata e che i punti oscuri non si limitassero al ruolo della fidanzata della vittima. E ora anche gli inquirenti starebbero indagando su una pista che porta ai clan calabresi trapiantati a San Basilio per ricostruire cosa ci sia dietro l’omicidio di Luca Sacchi […]. Chi indaga sta cercando di scandagliare i rapporti tra alcuni giovani in odore di ‘ndrangheta e Paolo Pirino, il 21enne che era alla guida della Smart la sera del delitto, ora finito in carcere con l’accusa di omicidio [l’accusa è di concorso in omicidio, N.d.A] assieme al coetaneo Valerio Del Grosso.”

In definitiva, risultano, se non evidenti, molto probabili, alcuni intrecci tra parti della destra sovranista, il traffico di droga e la ‘ndrangheta. Invece, su questo, nulla. Anzi, è proprio l’aggressione costante e feroce da parte di media in vari modi afferenti all’area della destra sovranista contro Anastasiya Kylemnyk a coprire tutto questo. Dati di fatto alla mano.

Per approfondimenti:

https://storieanomale.com/2021/07/05/i-quartohaters-la-comunita-dellodio-nel-mediatico-processo-farsa-contro-anastasiya-kylemnyk/

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