Quarto Grado, puntata di venerdì 18 febbraio. Nella parte dedicata al caso Sacchi, ovvero al vassallaggio verso la famiglia Sacchi, perché quando siamo in questa trasmissione le cose stanno così, si sono visti due episodi che confermano quanto ho appena affermato.
1) Dopo che sono state esposte in modo quasi giornalistico alcune parti dell’arringa dell’avvocato di Anastasiya Kylemnyk, nel buio dello studio ecco apparire Massimo Picozzi, quasi avvolto da una candida aura luminosa di saggezza. Tutto molto suggestivo. Purtroppo, però, Massimo Picozzi parla: “Anastasiya quella notte era lì accanto a Luca a gridare ma due giorni dopo si era già ripresa”. Sulla base di ciò, mi sento di dire quanto segue, sottolineando che esercito il mio diritto di critica, basato su oggettivi dati di fatto, attraverso vari livelli di linguaggio.
Queste non sono le parole di un saggio. Queste sono le parole di un demone. In questa frase c’è la sintesi della ripugnante strategia messa in atto da Quarto Grado nel suo mediatico processo-farsa contro Anastasiya Kylemnyk. C’è il ricorso insinuante all’allusione, c’è l’accostamento di fatti in realtà indipendenti l’uno dagli altri, c’è la malafede, c’è la disinformazione, c’è il solito genuflesso vassallaggio nei confronti della famiglia Sacchi. Ma c’è di peggio: c’è la totale, assoluta e cinica assenza di umanità. Perché solo chiunque rinunci alla propria umanità, e alla propria dignità, può fare quello che Nuzzi & C. hanno fatto fin dall’inizio: negare ad Anastasiya Kylemnyk, che è stata accanto al suo ragazzo sino alla fine, il diritto al dolore.
2) Alfonso Sacchi ritira fuori la sua versione, secondo la quale la sera del 23 ottobre 2019 sarebbe stata Anastasiya Kylemnyk a telefonare al figlio per chiedergli di uscire.
Peccato che Quarto Grado, quando doveva alludere alla responsabilità di Anastasiya Kylemnyk per l’omicidio, abbia per una volta tanto mostrata la verità. Nel pomeriggio del 23 ottobre 2019, come dicono nel servizio, Giovanni Princi “Scrive all’amico Per ora ci vediamo stasera alle 21”. Riformulo per i meno attenti: Giovanni Princi scrive al suo amico Luca Sacchi di incontrarsi quella sera alle 21.
Non c’è traccia di messaggi relativi disdette o simili. E, viste le violazioni della privacy compiute nei confronti di Anastasiya Kylemnyk e l’utilizzo manipolatorio e asservito delle intercettazioni, se avessero avuto una prova di ciò, perché non esibirla?
Il punto è che quelli di Quarto Grado sono arrivati a un tal punto di vassallaggio nei confronti della famiglia Sacchi, deformando dati di fatto e occultandone altri, da rendere la verità una chimera; hanno creato un mondo allucinatorio e delirante nel quale vale tutto e il contrario di tutto. Il loro obiettivo, la loro missione e forse il loro incarico era ed è quello di trasformare Anastasiya Kylemnyk in un mostro, perché solo così era possibile depistare l’attenzione da altre persone e contesti e influenzare il reale processo. E lo hanno fatto scatenando un odio feroce e vile alimentato da pregiudizi razziali e da violenza di genere.
Perché la vera natura di Quarto Grado è questa:
Sarebbe bello che qualcuno, all’interno del mondo dell’informazione, cominci a combattere tutto questo schifo.
Perché ogni umiliazione, ogni insulto, ogni minaccia, ogni augurio di violenza e tortura, ogni incitamento all’odio contro Anastasiya Kylemnyk è un’umiliazione, un insulto, una minaccia, un augurio di violenza e tortura, un incitamento all’odio contro tutte quelle giornaliste e quei giornalisti che, ogni giorno, fanno con passione e onestà il loro lavoro, e contro tutte quelle giornaliste e quei giornalisti che hanno pagato anche con la vita la loro scelta di non servire i potenti e i loro amici.
A proposito di amici potenti, i grandi giornalisti di Quarto Grado, cosa ci dicono di Matteo Salvini? Sarà, io sento il fetore della corruzione: