Spiego qui di seguito il motivo per cui, nel descrivere i modi attraverso i quali Quarto Grado realizza i suoi servizi sul caso Sacchi, utilizzo più volte termini ed espressioni che, in altri contesti, potrebbero essere considerati offensivi o comunque tali da oltrepassare il sacrosanto diritto di critica. In altri contesti, ma non in questo. Qui termini ed espressioni rappresentano solo la descrizione di azioni, attività e contenuti – verbali, testuali e audiovisivi – fruibili da chiunque visiti la pagina Facebook di questa trasmissione e/o lo spazio a lei dedicato nel sito di Mediaset. Quindi, descrivono ciò che è esplicito, manifesto, sotto gli occhi di tutti. E rigorosamente made in Quarto Grado.
Comunque, i dati di fatto da cui partire sono i seguenti:
Attraverso i servizi di Quarto Grado Anastasiya Kylemnyk diventa, nella mente di centinaia e centinaia di persone, l’unica vera responsabile per la morte di Luca Sacchi. Questa è la sintesi ricavata dalla lettura e in parte anche dell’analisi di centinaia di commenti apparsi e mantenuti sulla pagina Facebook di Quarto Grado nonostante le reiterate oscenità e violenze verbali che vanno dalla violenza sulle donne, agli insulti razzisti, agli auspici di botte, torture e morte, fino alle minacce di tali azioni. Di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, rispettivamente assassino reo confesso di Luca Sacchi e aggressore reo confesso di Anastasiya Kylemnyk e, secondo la sentenza del tribunale reale, complice dell’omicida, nessuno parla. Completamente spariti. L’unica colpevole nel mondo di Quarto Grado è Anastasiya Kylemnyk. E Quarto Grado ottiene questi risultati unicamente attraverso i suoi servizi e nella totale assenza di notizie e dati di fatto reali. C’è dunque un manifesto e innegabile nesso causale tra i contenuti dei servizi e le manifestazioni d’odio nei confronti di Anastasiya Kylemnyk. Quindi, Quarto Grado e i suoi protagonisti devono essere ritenuti direttamente responsabili di quelle manifestazioni d’odio e dei loro contenuti: per averli volutamente e metodicamente provocati, istigati e incoraggiati.
Iniziamo.
Diritti e Doveri di critica
Partiamo dalla definizione di critica, visto che il relativo diritto è quello sul quale si fondano tutti i contenuti che si trovano qui, quando si parla del mediatico processo-farsa in questione.
crìtica s. f. [dal gr. κριτική (τέχνη) «arte del giudicare», femm. sostantivato dell’agg. κριτικός: v. critico1]. – 1. a. Facoltà intellettuale che rende capaci di esaminare e valutare gli uomini nel loro operato e il risultato o i risultati della loro attività per scegliere, selezionare, distinguere il vero dal falso, il certo dal probabile, il bello dal meno bello o dal brutto, il buono dal cattivo o dal meno buono, ecc. Da: https://www.treccani.it/vocabolario/critica
In questa definizione troviamo sia i diritti di chi esercita una critica, sia i doveri che è tenuto a rispettare. Vediamoli attraverso le 5 parole-chiave evidenziate in grassetto all’interno della citazione.
Esaminare – Alla base di ogni critica c’è l’analisi dell’oggetto o del comportamento criticato. Questo significa che la persona che effettua la critica deve possedere le competenze adeguate per esaminare tale oggetto o tale comportamento. Quindi già qui vediamo come diritto e dovere si compenetrino l’uno con l’altro, in modo inscindibile: una persona ha il diritto di analizzare un oggetto o un comportamento al fine di criticarlo ma ha il dovere di essere in possesso delle competenze adeguate a tale analisi.
Valutare – Dopo avere esposto l’analisi in modo razionale e fondato, la persona ha il diritto di esprimere la sua valutazione sull’oggetto o sul comportamento analizzato.
Uomini – Si tratti di un oggetto o di un comportamento, alla fine la critica è rivolta a una persona. Il dovere di chi critica è tenere distinta la persona dalla sua opera e dal suo comportamento. La critica deve riguardare ciò che la persona fa e non ciò che la persona sarebbe a causa di quanto ha fatto. quindi: si critica il comportamento, non la persona. Poi, se il comportamento di una persona è, secondo chi critica, disprezzabile secondo proprio quanto emerso dalla critica, la persona che critica ha il diritto di esprimere l’emozione che prova (“dato quanto ha fatto, questo individuo mi fa schifo”) ma, al tempo stesso, ha il dovere di non rendere un’emozione personale un dato di fatto relativo a quell’individuo (“questo individuo fa schifo”). In sintesi: il diritto di critica finisce dove iniziano gli insulti. Lo stesso vale per il diritto di opinione, per il diritto di espressione e per il diritto di satira.
Operato – Riassume quanto detto finora. L’operato, sia esso un prodotto o un comportamento, può essere soggetto a critica, anche molto dura, e non ci sono spazi per contestazioni, quando sono mostrate le evidenze oggettive sulle quali si fonda la critica stessa.
Risultato – Molte volte, l’operato di una o più persona produce un risultato, oggettivamente rilevabile. Anche per questo vale quanto visto sopra.
Termini e definizioni
menzógna s. f. [lat. *mentionia, der. di mentiri «mentire»]. – 1. Alterazione (oppure negazione, o anche occultamento) consapevole e intenzionale della verità. Da: https://www.treccani.it/vocabolario/menzogna/
Basta un esempio. Quarto Grado presenta la puntata del 12 giugno 2020 affermando che Anastasiya Kylemnyk “in aula è imputata e accusatrice”. In verità, in aula, ovvero nel processo reale, Anastasiya Kylemnyk era presente come imputata per la violazione della legge sulla droga e come testimone per l’omicidio di Luca Sacchi, in quanto vittima dell’aggressione a scopo di rapina finita con l’omicidio stesso. “Accusatrice” non lo era né lo è mai stata (di chi, poi?). Quindi affermare che con quella frase Quarto Grado mente non è in alcun modo offensivo nei suoi confronti: è la rilevazione di un dato di fatto. Così come è un dato di fatto che, in questo modo, Quarto Grado fa disinformazione e mala-informazione [vedi sotto].
asservire v. tr. [der. di servo] (io asservisco, tu asservisci, ecc.). – 1. Fare servo, ridurre in servitù: a. una nazione, un popolo; assoggettare: a. l’istinto alla ragione; rifl., rendersi servo, assoggettarsi, mettersi al servizio di qualcuno: asservirsi ai potenti; i mezzi di informazione non devono a. alla politica. Da: https://www.treccani.it/vocabolario/asservire/
servìzio s. m. [dal lat. servitium, propriam. «condizione di schiavo», der. di servus: v. servo]. – 1. non com. In senso astratto, rapporto di soggezione o sudditanza; in partic., in epoca feudale, l’obbligo del vassallo di rendere tutti i servigi che fossero compatibili con la sua qualità di uomo libero. Nell’uso moderno questo sign. sopravvive nei seguenti casi: a. Col sign. di dedizione, impegno incondizionato nei confronti di un ideale, una fede, una comunità di persone. Da: https://www.treccani.it/vocabolario/servizio/
servire v. tr. e intr. [lat. servire, propr. «essere schiavo», da servus «schiavo»] (io sèrvo, ecc.; come intr., aus. avere e, in alcuni sign., essere). h. Compiacere, essere utile ad altri, soddisfarne i desiderî [con atto disinteressato di cortesia]. Da: https://www.treccani.it/vocabolario/servire/
Allora. Il verbo “asservire”, insieme al termine “vassallaggio”. è l’espressione, tra le altre qui presentate, che potrebbe essere letta come offensiva. Questo perché il più delle volte viene associata, quando si parla di giornalismo, a mala-informazione e disinformazione fatte volutamente in obbedienza a un determinato potere politico, con tutte le conseguenze del caso. Ma consideriamolo solo per quella parte che la definisce come mettersi al servizio di qualcuno. Sotto questo aspetto, il significato del termine è neutro. Se, per esempio, un professionista viene incaricato da una persona o da una società di svolgere un lavoro, il professionista, se accetta, mette a disposizione le sue competenze per quella persona o società. Quindi si mette al servizio di quella persona o società.
A proposito di “servizio”. Anche questo termine, e il relativo verbo, sono molte volte considerati poco rispettosi. Ma, ancora una volta, non è questo il caso. Vediamo.
Concentriamoci su questi due tra i significati indicati nelle definizioni: servizio = dedizione, impegno incondizionato e servire = Compiacere, essere utile ad altri, soddisfarne i desiderî. In questo secondo caso ho di proposito “con atto disinteressato di cortesia” in quanto sono convinto che tutto quanto ha fatto Quarto Grado non sia disinteressato. Comunque, che abbia agito in modo disinteressato o no, Quarto Grado, e questo è il punto, fin dall’inizio e in modo costante e metodico, con dedizione e impegno incondizionato, svolge attività utile alla famiglia Sacchi e ai loro avvocati, soddisfacendo il loro desiderio, ovvero rinforzando, attraverso i loro servizi, la loro strategia difensiva volta ad allontanare da Luca Sacchi ogni sospetto di coinvolgimento in fatti di droga. E lo fa con la piena partecipazione della stessa famiglia Sacchi e dei loro avvocati, realizzando servizi tali da convogliare odio e responsabilità su Anastasia Kylemnyk, distogliendo ogni attenzione da Luca Sacchi e dal suo contesto, e anche dai veri responsabili della sua morte. Ci sono i servizi, e le reazioni del loro bacino di utenza, a testimoniare in modo certo e non discutibile tutto questo.
Quindi, affermare che Quarto Grado è una trasmissione televisiva che, in sinergia con i suoi spazi web, si è messa al servizio in tutto e per tutto della famiglia Sacchi e dei suoi avvocati, significa solamente attestare una manifesta e innegabile realtà. Di più: tale “essere al servizio” è esibito con passione e orgoglio dai componenti di questa trasmissione, per cui nessuno deve offendersi per delle espressioni che, semplicemente, attestano dei manifesti dati di fatto.
diṡinformazióne s. f. [comp. di dis-1 e informazione]. – 1. Diffusione intenzionale di notizie o informazioni inesatte o distorte allo scopo di influenzare le azioni e le scelte di qualcuno. Da: https://www.treccani.it/vocabolario/disinformazione/
mala-informazione, s. f. inv. Cattiva informazione; informazione viziata e scorretta. Da: https://www.treccani.it/vocabolario/mala-informazione_%28Neologismi%29/
Come visto nella sopra, una ragazza prima indagata e poi accusata di violazione della legge sulla droga per avere avuto circa 70.000 euro per la compravendita della stessa, in Quarto Grado, nella totale assenza di qualsivoglia dato di fatto, diventa un mostro omicida, con tutto un correlato di oscenità e violenze verbali che vanno dalla violenza sulle donne, agli insulti razzisti, agli auspici di botte, torture e morte, fino alle minacce di tali azioni. Siamo nella più piena e manifesta disinformazione e mala-informazione. Basta, appunto, confrontare la realtà con quanto succede in Quarto Grado.
depistare v. tr. [dal fr. dépister, che oltre al sign. di «scoprire le piste, rintracciare» (v. dépistage ) ha anche quello che segue, per un diverso valore del pref. dé– (che qui indica allontanamento)]. – Mettere su una falsa pista facendo perdere le proprie tracce, o mettere fuori strada, sviare, in senso proprio e fig. Da: https://www.treccani.it/vocabolario/depistare/
In questo caso, concentriamoci sul significato di |dé-| come allontanamento e su quella parte della definizione che indica il depistare come mettere fuori strada, sviare.
Torno a quanto già detto. Nella vita e nel tribunale reali Paolo Pirino ha aggredito Anastasiya Kylemnyk, provocando la reazione dello stesso Luca Sacchi, che lo ha colpito. A quel punto, Valerio Del Grosso ha sparato alla testa di Luca Sacchi, causandogli una ferita mortale. Nel mondo di Quarto Grado l’unica responsabile della morte di Luca Sacchi è Anastasiya Kylemnyk: di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino nessuna traccia. Quindi, Quarto Grado ha allontanato ogni attenzione dal reale assassino di Luca Sacchi e dal suo complice per deviarla verso Anastasiya Kylemnyk. Dunque, affermare che ha fatto azione di depistaggio è un’altra attestazione di verificabili e innegabili dati di fatto. Sul perché, al fine di allontanare da Luca sacchi ogni sospetto di coinvolgimento in fatti di droga la strategia sia stata quella di allontanare ogni attenzione dai responsabili della sua morte, sarebbe forse ora che chi di dovere cominciasse a porsi qualche domanda.
Violenza sulle donne
Attestato il nesso causale tra i servizi di Quarto Grado e le manifestazioni d’odio provocate in gran parte del suo pubblico, i signori e le signore di questa trasmissione devono essere ritenuti responsabili anche di quanto segue.
“Insultare una donna dandole della puttana o della troia significa sottrarle soggettività, cercare di annichilirla a una mera funzione sessuale: quell’insulto in sé non costituisce solo un atto di violenza verbale, ma implica una sottintesa minaccia (che ogni donna avverte) dell’esposizione a potenziali violenze.”
Da: Nadia Somma, “Il Fatto Quotidiano”
“Ciò che differenzia la violenza contro le donne online dalle forme classiche di violenza è la riproducibilità, l’ubiquità e l’incontrollabilità della sua diffusione. Le sue vittime vengono degradate in modo virale davanti a un pubblico di estranei, con effetti incontrollabili (pubblico invisibile).”
Da: agendadigitale.eu
“Slut-shaming. Vuol dire in pratica utilizzare elementi relativi alla condotta sessuale di qualcuno, o che rimandano a essa, per svalutare tale persona e imporre un giudizio negativo. Come affermato da Leona Tanenbaum nel 2015: “Lo slut-shaming è più dannoso dei semplici insulti – anche se essere insultate pubblicamente in sé può essere traumatico, come dimostrano i suicidi di ragazze vittime di tale fenomeno. Una volta che una ragazza o una donna viene considerata una “sgualdrina”, può diventare anche bersaglio di violenza sessuale.”
Da: pagepress.org
La metafora dello scaricatore di porto e cose così
Se dico a qualcuno “Parli proprio come uno scaricatore di porto”, non sto affermando che questa persona è uno scaricatore di porto. Sto affermando che la sua comunicazione mi ricorda quella che viene abitualmente attribuita agli scaricatori di porto, ovvero che contiene espressioni colorite e un po’ volgari. Sempre con tutto il rispetto per i veri scaricatori di porto, che svolgono un lavoro impegnativo e utile.
Allo stesso modo, se rilevo che in Quarto Grado, quando si tratta del mediatico processo-farsa in oggetto, ricorre un linguaggio caratterizzato da obliquità semantica e allusioni e a uno stile comunicativo proprio dei rituali di degradazione, tutte cose messe in atto abitualmente dalla mafia quando vuole influenzare i processi in vario modo, non sto affermando che chi ricorre a questi mezzi sia una persona appartenente alla mafia, ma solo che utilizza mezzi tipici anche e soprattutto della mafia.
E così via.