Premessa
Quanto segue è la sintesi – il quadro d’insieme – delle tecniche di comunicazione, verbale e audiovisiva, e delle strategie messe in atto da Quarto Grado contro Anastasiya Kylemnyk, istituendo contro di lei un mediatico processo-farsa le cui caratteristiche e i cui obiettivi sono chiari e manifesti, tanto che la critica al loro operato si basa unicamente sui loro servizi, tradotti in fotogrammi, e sulla trascrizione letterale di quanto in essi espresso.
Per chi non conoscesse gli eventi da cui parte tutto ciò, subito qui sotto potete leggere una descrizione di questi eventi.
Chi volesse scaricare il documento completo che descrive e analizza le tecniche verbali e audiovisive messe in atto e un molto verosimile scenario delle motivazioni che stanno alla base di tutto, qui:
E, per chi avesse dubbi in merito a certe espressioni che possono apparire “forti”, consiglio di dare un’occhiata qui:
Per il resto, buona lettura. E visione.
La sera del 23 ottobre 2019
Roma. La sera del 23 ottobre 2019 l’italiano Paolo Pirino aggredisce Anastasiya Kylemnyk a scopo di rapina, colpendola alla nuca con una mazza da baseball. Luca Sacchi, fidanzato di Anastasiya Kylemnyk ed esperto di arti marziali, atterra Paolo Pirino. A quel punto l’italiano Valerio Del Grosso spara un colpo in testa all’italiano Luca Sacchi, che morirà poche ore dopo in ospedale. Anastasiya Kylemnyk entra nel processo reale sia come testimone per quanto riguarda l’omicidio, in quanto vittima dell’aggressione, sia come imputata per violazione della legge sulla droga, in quanto il suo zaino conteneva circa 70.000 euro per l’acquisto di marijuana.
Questo perché, come le intercettazioni telefoniche, effettuate nel corso di un’indagine indipendente rispetto agli eventi in questione, hanno permesso appurare, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino hanno deciso di appropriarsi del denaro senza consegnare la droga.
In un altro processo, svolto con rito abbreviato, Giovanni Princi, amico di Luca Sacchi, è stato condannato in relazione a questi eventi per violazione della legge sulla droga.
Nel processo reale Anastasiya Kylemnyk è stata condannata in primo grado a 3 anni per violazione della legge sulla droga, condanna confermata nel processo d’appello.
Il mediatico processo-farsa
Però, con un tempismo sorprendente, ha subito inizio un mediatico processo-farsa contro Anastasiya Kylemnyk. Insinuazioni, allusioni, spasmodici tentativi di allontanare ogni attenzione dai veri reponsabili della morte di Luca Sacchi, da Luca Sacchi stesso e dal suo contesto. Il tutto, prima ancora del funerale.
Quarto Grado rappresenta il più significativo esempio di come è iniziato e poi si è e quindi svolto questo mediatico processo-farsa.
“Mediatico processo-farsa” perché Quarto Grado, fa molto peggio di un semplice – ma comunque già di per sé disprezzabile – processo mediatico. Quarto Grado costruisce a tavolino un reato per il quale Anastasiya Kylemnyk non è mai stata nemmeno lontanamente sospettata. E lo fa attraverso la manipolazione del materiale audiovisivo e il ricorso a un linguaggio allusivo e insinuante, proprio anche e soprattutto della comunicazione mafiosa. E queste non sono opinioni: sono dati di fatto testimoniati in modo inequivocabile dagli stessi servizi e dai risultati che ottengono nel loro bacino di utenza. Qui sta la farsa: Quarto Grado monta un processo sulla base di un capo d’imputazione da lei stessa costruito e nella costante assenza di una controparte. E tutto questo lo fa in piena, collaborativa e manifesta sinergia con i coniugi Sacchi e i loro avvocati. Tanto che il verbo “asservire”, inteso come “mettersi al servizio di qualcuno” in questo caso non può essere inteso in senso denigratorio od offensivo della reputazione dei giornalisti coinvolti, ma solo come l’attestazione di una manifesta e dichiarata scelta di campo, che si oggettiva in ogni puntata dedicata al caso.
Le strategie
Tematizzazione, Perception management e Rituali di degradazione: le fondamenta della mala-informazione
Con Quarto Grado siamo in presenza del caso in cui l’obiettivo non è dichiarato (anche se in più occasioni è evidente) ma si manifesta nei risultati. Quindi l’obiettivo è manifesto, dunque innegabile e indiscutibile. basta vedere i commenti dei fan di quella pagina e della trasmissione collegata relativi ai vari servizi sul caso: Valerio Del Grosso, l’omicida di Luca Sacchi, e Paolo Pirino, autore dell’aggressione ad Anastasiya Kylemnyk e in un altro processo ritenuto come “il pusher dei VIP”, sono assenti. La responsabile di tutto, in quella marmaglia dedita a forme di violenza sulle donne, minacce, oscenità e insulti razzisti, diventa Anastasiya Kylemnyk. Luca Sacchi diviene una sorta di “santo subito” e la coppia Galati – Sacchi una sorta di Sacra Famiglia.
Quindi, ecco l’obiettivo: allontanare da Luca Sacchi e dal suo contesto ogni sospetto in merito alla violazione della legge sulla droga.
A questo punto, sarebbe stato logico aspettarsi una serie di approfondimenti sui responsabili della sua morte, sul loro contesto, sulle relazioni che avevano nel tempo intrecciato. E di materiale ce ne sarebbe stato: criminalità comune, nuove leve della ‘Ndrangheta romana, traffico di droga che vede anche clienti importanti – soprattutto nel mondo dello spettacolo -, ideologia della destra sovranista e frequentazioni di palestre (ed è proprio in palestra che Valerio Del Grosso ha subito stretto amicizia con Gabriele Bianchi, colui che, insieme al fratello ha ammazzato di botte per motivi razzisti Willy Monteiro Duarte). Quest’ultimo punto sarebbe diventato ancora più evidente se si fosse allargata l’analisi – accuratamente evitata anch’essa – all’ambito del traffico di droga e quindi a Giovanni Princi, grande amico di Luca Sacchi, estraneo all’omicidio e condannato per violazione della legge sulla droga in un processo svolto con rito abbreviato.
E invece no. Tutta l’attenzione, attraverso una campagna di disinformazione, depistaggio e incitamento all’odio basato su forme di violenza sulle donne e pregiudizi razzisti, viene concentrata su e contro Anastasiya Kylemnyk. La quale, al fine di trasformare Luca Sacchi in un angelo privo di ogni coinvolgimento in faccende di droga, deve diventare il diavolo che lo ha ucciso.
Ecco entrare in gioco due bias giornalistici e quelli che vengono chiamati Rituali di degradazione. I due bias sono la Tematizzazione e la Perception management. I Rituali di degradazione rappresentano una forma particolare di Perception management.
Rimandando approfondimenti e indicazioni alle fonti – queste sì autorevoli e affidabili – ai link indicati all’inizio, vediamo in sintesi di cosa si tratta.
Bias. Si tratta di un modo di ragionare errato, fondato su pregiudizi, false percezioni e altro, ma che, in apparenza, sembra veritiero e affidabile.
Tematizzazione. Viene stabilito il nucleo tematico che fonderà l’intera comunicazione. E da questo, si individuano gli argomenti forti tali da rappresentare i pilastri sui quali erigere l’intero edificio disinformativo. Si sceglie cosa mostrare e cosa celare. In questo caso, omettono, celano, evitano la maggior parte degli 87 punti relativi al materiale analizzato dagli inquirenti e che ha portato alla “Richiesta del Pubblico Ministero di Giudizio Immediato”, tenendone solo quei due o tre che, benché privi di importanza alcuna nel processo reale, qui rappresentano gli appigli da aggiungere, adeguatamente manipolati, alla patetica messa in scena complessiva. Ecco quindi quell’emerito signore di Gianluigi Nuzzi, quella gran signora di Alessandra Viero e l’intera Quarto Grado darsi da fare con grande impegno e dedizione alla costruzione del fantasmatico profilo di Anastasiya Kylemnyk, la “Troia straniera venuta in Itaia per delinquere e rubare i ragazzi italiani alla famiglia e a potenziali fidanzate autoctone, assetata di soldi e per tutto questo lurida maiala puttana troia straniera assassina che deve essere sistemata come si deve perché non merita di vivere”. Questa è l’estrema sintesi delle migliaia di manifestazioni d’odio vomitate contro Anastasiya Kylemnyk provocate dai servizi di Quarto Grado, nella più completa assenza di qualsivoglia dato di fatto reale. Per questo, come in modo preciso, dettagliato e indiscutibile, viene dimostrato in questo blog, l’elegante Gianluigi, la bella Alessandra e il resto di Quarto Grado devono essere ritenuti direttamente responsabili di tutte le infami e oscene manifestazioni d’odio contro Anastasiya Kylemnyk, di tutte le minacce di ogni tipo, le forme di violenza sulle donne e i pregiudizi razzisti. E devono essere ritenuti responsabili di avere esposto, in modo consapevole, voluto e cinico, Anastasiya Kylemnyk al concreto rischio di subire ogni tipo di violenza, dallo stupro all’aggressione fisica fino all’esito peggiore.
Perception management. Una volta creato il fantasmatico profilo di Anastasiya Kylemnyk, occorre che il pubblico la percepisca in questo modo. Dato che parliamo di percezione, per la descrizione sommaria di come hanno proceduto questi grandissimi pezzi di giornalisti rimando al prossimo capitolo, quello che mostra le tecniche verbali e audiovisive utilizzate e, naturalmente, all’articolo dove queste tecniche vengono analizzate in ogni dettaglio:
Rituali di degradazione. Sono una serie di attività comunicative volte a trasformare l’identità sociale di una persona in un’identità di livello più basso. Attivano quindi un duplice processo di de-identificazione e di ri-identificazione, attraverso il quale cambia la percezione sociale della persona scelta come vittima.
Le tecniche
Obliquità semantica, allusioni e altre ambiguità per scatenare l’odio

Dunque, l’obiettivo è quello di trasformare Anastasiya Kylemnyk da fidanzata di Luca Sacchi, aggredita dall’italiano pusher dei VIP Paolo Pirino, a quanto abbiamo appena visto sopra. Ma come fare, nella totale assenza anche di una sola notizia, chat, informazione, figuriamoci prova? Come fare se, al contrario, una serie di innegabili dati di fatto, dalla stretta amicizia tra Luca Sacchi e Giovanni Princi (fermati qualche giorno prima della tragedia per un controllo antidroga), alle dichiarazioni del capo della polizia Franco Gabrielli sino a quella “parentela con la Magliana” di cui vedremo tra poco, portano tutti proprio a Luca Sacchi e al suo contesto? Bè, se le notizie non ci sono, le si inventano.
Quarto Grado (ma anche Libero, La vita in diretta, Il Giornale, Affari Italiani eccetera) ha già, come ottima base di partenza, il Paese di origine di Anastasiya Kylemnyk, ovvero quell’Ucraina le cui donne, insieme insieme a quelle di altri Paesi dell’Est, sono oggetto di stereotipi consolidati e non ribadisco quali.
Su questa base, e in assenza, come visto, di qualsivoglia dato di fatto contro Anastasiya Kylemnyk, Quarto Grado erige un edificio disinformativo attraverso i mattoni delle insinuazioni, delle allusioni e delle ambiguità. Dal punto di vista verbale, tutto ciò può riassumersi nella definizione di obliquità semantica. Modalità comunicativa perfettamente descritta in Salvatore Di Piazza, Mafia, linguaggio, identità, Centro di studi ed iniziative culturali Pio La Torre, l’obliquità semantica consiste nell’utilizzare espressioni polisemiche, ovvero alla quali si possono attribuire più significati ma che, all’interno di uno specifico contesto comunicativo, conducono verso un’altrettanto specifica interpretazione. Allo stesso tempo, chi ricorre all’obliquità semantica, nel caso in cui qualcuno gli contestasse l’uso di una certa espressione come in qualche modo offensiva, minacciosa o comunque illecita, può sempre difendersi dicendo che ha utilizzato quell’espressione “in senso metaforico”. Vediamo un esempio di come Quarto Grado utilizza questa tecnica. Tecnica che utilizza molte volte, tanto che, insieme all’effetto Kulešov, che vedremo tra poco, rappresenta uno dei pilastri della strategia comunicativa del mediatico processo-farsa messo su da Quarto Grado contro Anastasiya Kylemnyk.
È l’8 maggio 2020. Siamo alla vigilia del processo reale. Quarto Grado ospita – non in presenza per i noti motivi relativi al Covid – Tina Galati e Alfonso Sacchi. Ma è la signora Galati a essere l’assoluta protagonista di quel servizietto. Nel siparietto con l’elegante Gianluigi, la signora Galati liquida con un paio di inespressive battute l’omicida del figlio, non mostrando alcun coinvolgimento emotivo nei suoi confronti, anzi, facendoci sopa una specie di battuta. Invece, parte a inveire contro Anastasiya Kylemnyk in modo emotivamente carico, insistendo con enfasi drammaturgica che la ragazza le ha “portato via” suo figlio. Espressione che, nel contesto disinformativo di Quarto Grado, equivale a far percepire Anastasiya Kylemnyk come l’unica responsabile dell’omicidio del povero Luca. Prova innegabile ne sono i commenti a quel servizio: come da obiettivo, Anastasiya Kylemnyk diventa la “Troia straniera venuta in Itaia per delinquere e rubare i ragazzi italiani alle loro famiglie, assetata di soldi e per tutto questo lurida maiala puttana troia straniera assassina che deve essere sistemata come si deve perché non merita di vivere”. Di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, non si hanno notizie. Solo odio verso Anastasiya Kylemnyk. Il tutto nella più completa assenza di qualsivoglia dato di fatto e frutto solo della recitazione di Tina Galati sotto la regia di Quarto Grado e con l’elegante Gianluigi come spalla. L’analisi, dettagliata e non discutibile, in quanto basata solo sul video del servizio e sulla trascrizione letterale dei dialoghi, la trovate qui:

Risulta molto interessante, fra i tanti mezzi messi in campo nel complesso di questa strategia comunicativa, proprio la storia dell’espressione “portato via”, in quanto rappresenta in modo paradigmatico di come tutto sia accuratamente pianificato e messo in atto.
- Il 24 marzo 2020, sul suo profilo Facebook, Tina Galati pubblica un post (tutto quanto segue si riferisce a post con Visibiltà pubblica) nel quale definisce Anastasiya Kylemnyk come “colei che mi ha portato via mio figlio”.
- Seguono, per tutto il mese di aprile, sino alla fatidica data dell’8 maggio, post nei quali si alternano maledizioni e il solito leitmotiv del “portato via”. Post cui viene associata un’immagine nella quale figurano tutte le persone imputate al processo reale, senza alcuna distinzione tra coloro che sono imputati in vario modo per l’omicidio e coloro la cui imputazione riguarda solo la violazione della legge sulla droga. La foto di Anastasiya Kylemnyk appare puntualmente come la prima in alto a sinistra. In questo modo, il leitmotiv “portato via” viene associato sia a chi è ritenuto in vario modo responsabile dell’omicidio, e quindi viene automaticamente interpretato con il significato di “ucciso”, sia alle due persone estranee all’omicidio, una delle quali, anzi, nel processo reale risulta come testimone dello stesso. Questa persona si chiama Anastasiya Kylemnyk. Ma Quarto Grado, insieme a Tina Galati e al resto della truppa, sta preparando la sontuosa serata dell’8 maggio, e la ripetuta, ossessiva, veemente associazione del leitmotiv “portato via” ai responsabili in vario modo della morte di Luca Sacchi (Armando De Propris verrà poi assolto da ogni accusa in merito), ad Anastasiya Kylemnyk e all’amico di Luca Sacchi, Giovanni Princi, fermato insieme allo stesso Luca Sacchi, pochi giorni prima della tragedia, nel corso di un controllo antidroga, prepara al meglio quella serata. Nella quale i veri responsabili dell’omicidio svaniscono nel nulla e la responsabile di tutto diventa Anastasiya Kylemnyk.
- Ed eccoci alla serata dell’8 maggio. Rimando sempre all’approfondimento indicato sopra dove, fotogramma per fotogramma e trascrizione per trascrizione, vengono descritte le tecniche comunicative messe in atto nel corso del siparietto tra l’elegante Gianluigi e Tina Galati. In merito al protagonista di questo capitolo, ovvero il leitmotiv “portato via”, notiamo che, nel servizio in questione, esso viene attribuito alla sola Anastasiya Kylemnyk: i veri responsabili in vario modo dell’omicidio del povero Luca – pufff! – svaniscono in solo colpo.
Ecco una sintesi visiva di quanto accade.

Quello che emerge in modo evidente e innegabile, è il nesso causale tra l’utilizzo del leitmotiv “portato via”, i contenuti di quel servizio e l’odio contro Anastasiya Kylemnyk espresso dai Quartohaters, ovvero i fan di Quarto Grado e della famiglia Sacchi. Il tutto, ripeto, in assenza di qualsivoglia dato di fatto concreto e reale: ogni manifestazione d’odio è causata in modo unico e diretto dal servizio in questione, come succede con ogni servizio in merito al caso dell’omicidio di Luca Sacchi per mano di quel Valerio del Grosso che Quarto Grado fa il possibile per ignorare e far dimenticare.
Il montaggio per influenzare il pensiero: effetto Kulešov e dissolvenze

Intorno al 1920 il regista russo Lev Kulešov fa un esperimento. Prende l’immagine del primo piano dell’attore Ivan Mozžuchin. L’espressione è neutra, priva di particolari emozioni. Accosta a questa immagine di volta in volta l’immagine di una zuppa, quella del cadavere di una bambina nella bara e quella di una bella ragazza [ma ci sono più versioni sulle immagini utilizzate]. E chiede agli spettatori quali emozioni provocano loro le singole sequenze. Ecco i risultati.
Zuppa > Area emotiva dell’appetito
Bambina morta > Area emotiva della tristezza
Ragazza > Area emotiva del desiderio
Ma non solo. Gli spettatori si congratulano con l’attore per il modo intenso e credibile con il quale, secondo le tre immagini, ha espresso emozioni relative all’appetito, alla tristezza e al desiderio.
In questo modo, Kulešov dimostra in modo decisivo, come attraverso l’accostamento di immagini in realtà indipendenti l’una dall’altra, si possa creare nella mente dello spettatore una ben definita produzione di senso.
Produzione di senso del tutto disancorata dalla concreta realtà dei fatti, tanto che il regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, identifica proprio nel montaggio di questo tipo il metodo più semplice ed efficace per indurre nelle menti degli spettatori, soprattutto quelle più deboli, stati psichici simili sotto molti aspetti a quelli propri della schizofrenia e degli stati onirici. Fino ad arrivare a concludere che “[Il montaggio] suggerisce che sia possibile anche dirigere l’intero processo del pensiero” [Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, Il metodo, Marsilio].
Quarto Grado ricorre a questa semplice ma efficace tecnica in modo ripetuto e quasi ossessivo, associando a immagini di Anastasiya Kylemnyk di volta in volta immagini associate all’omicidio di Luca Sacchi o immagini che, in vario modo, consolidano quei Rituali di degradazione che abbiamo visto più sopra. Due leitmotiv, in questo caso visivi e non verbali, sono quello che associano Anastasiya Kylemnyk ai soldi e quello che associa Anastasiya Kylemnyk a una pistola che spara, spesso preceduta dall’immagine di Luca Sacchi.
Un esempio completo e dettagliato, lo potete trovare qui:

Adesso vediamo invece un esempio significativo.
Siamo nella puntata successiva alla testimonianza di Anastasiya Kylemnyk nel processo reale, dove, secondo le insinuazioni degli avvocati della famiglia Sacchi avrebbero dovuto succedere chissà quali eventi e rivelazioni, cose smentite da quei dati di fatto tanto odiati da Quarto Grado. Ospiti, la signora Tina Galati e il signor Alfonso Sacchi. Cosa ci fanno due persone direttamente coinvolte nel processo reale, a processo reale in corso, in uno studio televisivo? E pure, come alsolito, senza un minimo di contraddittorio? Ma andiamo avanti. L’argomento del servizio è tratto, guarda caso, da chat private predate dal cellulare din Anastasiya Kylemnyk e del tutto estranee, guarda caso, ai temi relativi al processo reale in corso. In sintesi, si tratta di chat nelle quali Anstasiya Kylemnyk, parlando con due amiche, avanza l’ipotesi che i coniugi Sacchi vengano pagati per le peraltro frequenti presenze mediatiche.
Questa è per Quarto Grado l’occasione per tirare fuoi il trito e ritrito leitmotiv della pistola. Così.

Quarto Grado ha scelto due immagini di Anastasiya Kylemnyk, una per la parte inziale e una per la parte finale del servizio, quella successiva alla clip della pistola. Nella prima immagine, il volto di Anastasiya Kylemnyk ha un’espressione mite, quasi timida, con lo sguardo lievemente abbassato che guarda verso gli spettatori, in direzione opposta ai volti di Alfonso Sacchi e Tina Galati. Nella seconda immagine, quella che – sorpresa! – appare dopo il colpo di pistola in direzione di Luca Sacchi, l’espressione di Anastasiya Kylemnyk è quasi sfrontata, molto sicura di sé, e i suoi occhi guardano dall’alto in basso i poveri genitori. Peccato che, fatto che l’onesta Quarto Grado si guarda bene dall’esporre, quell’immagine è tratta da un servizio fotografico e quell’espressione è volutamente artefatta, ovvero frutto delle indicazioni del fotografo.
Concentriamoci sulla parte principale:
Tina Galati guarda verso un’immagine di Luca Sacchi > Alfonso Sacchi guarda verso un’immagine di Luca Sacchi > Dissolvenza mediante la quale scompare l’immagine di Luca Sacchi > Apparizione di una pistola guardata prima da Alfonso Sacchi e poi da Tina Galati > Dissolvenza mediante la quale scompare l’immagine della pistola…>…al posto della quale appare un’immagine di Anastasiya Kylemnyk (quella del servizio fotografico).
Come al solito, assenza completa del sia pur minimo dato di fatto e costruzione del tutto arbitraria, ma funzionale agli obiettivi di Quarto Grado, del video complessivo, realizzato accostando immagini indipendenti le une dalle altre.
Domande
“…e spunta la parentela con la Magliana.”

Suo papà [di Luca Sacchi, N.d.A.] Alfonso è proprietario della taverna delle Coppelle, in zona Pantheon. Non lontano da un locale di Tiberio Simmi, fratello di Roberto (entrambi indagati e poi assolti nel processo Colosseo alla Banda della Magliana), il padre di quel Flavio Simmi trucidato a 33 anni con 9 colpi di pistola (era il 5 luglio del 2011) in una strada di Prati. «Alfonso – racconta un amico – è parente dei Simmi».
Questa notizia appare in un articolo del Messaggero il 25 ottobre 2020. Seguire la “carriera relazionale” di Tiberio Simmi significa intraprendere un viaggio in decenni di criminalità romana: banda della Magliana (per anni intrattiene stretti rapporti con i maggiori esponenti della banda, compreso Enrico De Pedis, il cui nome è tornato di attualità negli ultimi tempi in merito alla sparizione di Emanuela Orlandi); ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra; Mafia Capitale; traffici di droga, usura, omicidi; destra eversiva e cosìvia sino ad arrivare all’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, avvenuto pochi mesi prima dell’omicidio di Luca Sacchi.
Perché nessuno ha approfondita quella che appare in tutto e per tutto come una notizia di estremo interesse?
Perché quei grandissimi pezzi di giornalisti di Quarto Grado, che ritengono di fare “approfondimento”, non hanno approfondito nulla in questa interessante direzione?
Chi vuole può cominciare ad approfondire qui, all’interno dell’articolo troverà link a ulteriori approfondimenti.

Solo un cliente o un grande amico?

Vediamo un sorridente Matteo Salvini seduto al tavolo di un ristorante, con la tavola apparecchiata anche per altri due commensali. Il ristorante è la Taverna Le Coppelle di Alfonso Sacchi e Tina Galati. Non solo Matteo Salvini è un cliente abituale del ristorante ma sembra proprio che sia amico dei coniugi Sacchi sin da tempi precedenti la sera della tragedia.
Se così fosse, perché in seguito all’omicidio ha fatto solo dichiarazioni formali o comunque prive di qualsiasi riferimento alla conoscenza di Luca Sacchi e dei suoi genitori?
Niente di male, per carità. Notiamo solo i seguenti fatti.
Subito dopo l’omicidio, il mondo sovranista appare attraversato da un’ansia che, spesso, sembra rasentare il panico. Dal Secolo d’Italia sino al più sparuto gruppo Facebook, è tutta un’esplosione di allarmi per il fatto che l’omicida e il suo complice siano due italiani. Fin qui, i dati di fatto. Che questa ansia sia dovuta solo a ciò o, invece, alla specifica identità dei due italiani, non possiamo saperlo.
Immediatamente dopo l’ansia – per qualcuno il panico – iniziano, da parte di media in vario modo riconducibili all’area sovranista, gli attacchi contro Anastasiya Kylemnyk. In particolar modo si distinguono (riconfermandosi in tutto questo tempo, con l’eccezione della Vita in diretta) i seguenti quotidiani: Libero, Il Giornale, Il Tempo, Affari Italiani e le seguenti trasmissioni televisive: La vita in diretta (edizione Matano/Cuccarini) e Quarto Grado. A ciò si aggiungono, nei commenti relativi ai vari post sulle pagine Facebook di questi media, una grande quantità di haters di stampo sovranista, o comunque di destra, anche estrema, il cui linguaggio è così simile a quello della Bestia di Salvini, da far pensare che, almeno alcuni di loro, non agiscano in modo spontaneo.
Esemplificativa la strana difesa di Luca Sacchi portata dal capogruppo della Lega per Salvini alla Camera, Riccardo Molinari, pappagallato poco tempo dopo da Carmelo Abbate nella solita Quarto Grado, come se conoscessero il ragazzo personalmente e avessero una certa urgenza di toglierlo tempo zero dalla questione relativa alla violazione della legge sulla droga. Riccardo Molinari afferma con veemenza che “è indegno accostare Luca Sacchi all’idea di un drogato”, riferendosi a una frase del Capo della Polizia Gabrielli, frase smentita dallo stesso Gabrielli, in quanto non l’ha mai pronunciata. Ma, fino al momento della tragedia, Luca Sacchi era – almeno, pubblicamente – un ragazzo come altri, privo di notorietà di alcun tipo. Quindi, da dove veniva tutta questa intimità?
Insomma, c’è qualcuno che si sente di approfondire tutto ciò?
Perché il forte sospetto è che qualcuno abbia, su preciso incarico, fatto il possibile per allontanare qualsiasi attenzione da Luca Sacchi e dal suo contesto, scagliandosi contro Anastasiya Kylemnyk attraverso una strategia di incitamento all’odio, menzogne, e tutto lo schifo che abbiamo visto.
Perché il forte sospetto è che l’unica troia che c’è in questa storia sia una certa informazione.