I surrealismi della pm Giulia Guccione.
“L’omicidio di Luca Sacchi è stata una vicenda paradossale, in cui la vittima è stata fatta passare come accusato”. Sembra la frase di un avvocato della famiglia Sacchi, non di una pm. Chi avrebbe fatto passare Luca Sacchi come accusato? Sulle affermazioni della pm da un punto di vista giuridico non mi pronuncio in quanto non ho le competenze per farlo. Però, dal punto di vista della comunicazione, qualcosa mi sento di poter dire. Come più volte dimostrato [1] [2], da parte dei media, soprattutto alcuni [3], è stata messa in atto una strategia metodica, aggressiva e a tratti illecita, tesa a trasformare Anastasiya Kylemnyk in un demone e Luca Sacchi in un Divino Angelo asceso in Cielo (cito a memoria da un commento su Facebook).
La distruzione morale di Anastasiya Kylemnyk è direttamente proporzionale all’edificazione agiografica di Luca Sacchi. Obiettivo: allontanare dalla figura di Luca Sacchi ogni sospetto sulla presunta violazione della legge sulla droga. Ovvero: la santificazione di Luca Sacchi può e deve avvenire soltanto attraverso la demonizzazione di Anastasiya Kylemnyk [4].
Quindi, chi abbia fatto passare Luca Sacchi da vittima ad accusato, risulta, a un comune fruitore dei media come me, del tutto ignoto.
Ma non è finita qui. Nell’Ordinanza di custodia cautelare è la stessa pm (anche se non si tratta di Giulia Guccione) a ritenere Luca Sacchi pienamente coinvolto nella tentata compravendita di marijuana. Coinvolgimento che pare confermato anche da alcune intercettazioni di Giovanni Princi e Valerio Del Grosso. Senza dimenticare che, pochi giorni prima della tragedia, lo stesso Luca Sacchi era stato fermato dai carabinieri insieme al suo amico Giovanni Princi e a una persona con precedenti per spaccio, nel corso di un controllo su eventuali violazioni della legge sulla droga (controllo che ha avuto esito negativo).
E poi c’è la logica. Io, come ho detto, non ho alcuna competenza in campo giuridico e non posso discutere il lavoro della pm, ma ci sono delle leggi elementari di logica che è impossibile ignorare o addirittura violare.
So di potere risultare freddo e cinico, ma stiamo parlando di logica e razionalità. Ecco: essere vittima di un omicidio non implica in alcun modo essere esente da responsabilità relative alla violazione della legge sotto vari aspetti. Detto in altro modo: essere vittima di un reato non esclude il fatto di essere autore di reati.
Per restare nell’ambito della famiglia (allargata) Sacchi, il povero Flavio, ucciso con nove colpi di pistola nel 2009 [5], era, secondo gli inquirenti, legato al mondo della droga, nel quale probabilmente si trova il movente del suo omicidio. Per cui, di cosa stiamo parlando?
Se poi teniamo conto che i coniugi Sacchi, appena entrati in aula accompagnati dal figlio, sono andati tutti e tre a stringere la mano alla pm, il quadro della situazione si fa ancora di più inquietante.
Depistaggi e menzogne
Tutta la strategia mediatica della famiglia Sacchi, asservita da trasmissioni quali “La vita in diretta” (edizione Cuccarini / Matano) e da “Quarto Grado”, e da una serie di quotidiani, è costellata da depistaggi e menzogne [6].
Per quanto riguarda “Quarto Grado”, in questo blog si è più volte dimostrato come i loro servizi siano realizzati in piena concordanza con la strategia della famiglia Sacchi, tanto da dare l’impressione che gli avvocati della coppia partecipino attivamente nella costruzione degli stessi [7]. E parliamo di servizi che, in modo cinico, violento, volgare, pianificato e in piena malafede fomentano contro Anastasiya. Kylemnyk ondate d’odio tese a influenzare l’opinione pubblica, il processo reale e a depistare l’attenzione da specifici contesti e da altrettanto specifiche persone [8]. A tutto ciò si aggiungono le altrettanto metodiche e strategiche menzogne della plurismentita coppia Galati – Sacchi [9].
Per cui, visto e dimostrato tutto questo [10], che la pm Giulia Guccione dichiari che la coppia Galati – Sacchi sia stata “obbligata” ad andare in televisione per difendere il figlio appare affermazione, anche questa, attinente a chi difende la famiglia stessa e non a chi, in modo obiettivo, dovrebbe considerare i dati di fatto a disposizione. Limitandosi alla sola “Quarto Grado”, quello che risulta è che Tina Galati e Alfonso Sacchi hanno partecipato in modo attivo alla realizzazione di servizi volti a fomentare l’odio contro Anastasiya Kylemnyk al fine di depistare l’opinione pubblica e altre parti dalla loro famiglia, da Luca Sacchi e da quelli che, secondo la stessa pm, risultano essere stati gli unici responsabili dell’omicidio. E che tutto questo è stato fatto attraverso la sollecitazione reiterata di istinti violenti, osceni e brutali legati a stereotipi razzisti e all’area ripugnante della violenza contro le donne.
FONTI
[1] [10] https://storieanomale.com/2020/11/09/omicidio-di-luca-sacchi-e-gli-orrori-di-un-processo-mediatico/