Per quanto riguarda il fenomeno dell’odio online, e nello specifico su Facebook, una questione decisiva è quella che riguarda la responsabilità di commenti che contengono insulti, menzogne con finalità dolose, minacce, incitamenti a varie forme di violenza e via degenerando. Dopo una ricerca nel web, posso adesso scrivere due parole definitive in merito.
– Gli amministratori di Pagine e Gruppi e anche gli account privati non sono responsabili dei commenti pubblicati in relazione ai loro post, condivisi o creati. Lo diventano se non rimuovono questi post in breve tempo (circa 48 ore, ma non ho trovato un’uniformità in merito). Esempio: se uno pubblica un commento nel quale, in qualche forma, esprime violenza di genere, né amministratori né account individuali sono responsabili di ciò. Se però non rimuovono questo commento, dimostrano di approvarne il contenuto, quindi di essere d’accordo con la violenza di genere.
A partire da queste considerazioni definitive, faccio un passo in più e, proprio basandomi su di esse, traggo qualche logica e pacata conclusione.
– Prendiamo come esempio una Pagina Facebook e restiamo al commento che contiene una forma di violenza di genere. Come abbiamo visto e come sappiamo bene, due sono i tipi di contenuti che possono essere pubblicati: quelli creati da terzi (condivisione) e quelli creati ad hoc (pubblicazione diretta o, comunque, relativa a spazi web direttamente collegati alla Pagina). In entrambi i casi vale quanto scritto sopra: chiunque mantenga un commento che contiene violenza di genere significa che è d’accordo con la violenza di genere (sempre limitandoci all’esempio scelto ma è facile applicare questi concetti ad altri tipi di commenti).
– Nel caso di un contenuto realizzato ad hoc le cose peggiorano. Molto. Facciamo il caso che sotto al contenuto vengano pubblicati 100 commenti. Se, tra questi, due o tre contengono espressioni relative alla violenza di genere, siamo in presenza di due o tre cretini isolati, quindi, siamo certi che l’amministratore della Pagina li rimuoverà subito, magari segnalando i due o tre cretini e specificando pubblicamente che non accetta cose simili sulla Pagina da lui gestita. Ma se, su 100 commenti, 90 contengono espressioni relative alla violenza di genere e non vengono rimossi, la questione cambia in modo radicale. Perché questo significa che chi mantiene questi commenti, non solo ne condivide il significato, dunque è persona che appoggia la violenza di genere, ma ha addirittura realizzato un contenuto volto a stimolarla, incitarla e mantenerla.
– Tutto ciò vale sia per chi ha realizzato il contenuto, sia per chi, sotto qualunque ruolo, ha partecipato alla sua realizzazione e sia per chi lo ha pubblicato e non rimuove quei commenti.
– Nel caso in cui la Pagina sia relativa a una singola persona, o, comunque, a una realtà non normata, lo schifo finisce qui, ed è già molto. Ma nel caso in cui la Pagina sia direttamente collegata a una realtà editoriale iscritta a un Ordine ufficiale, per esempio l’Ordine dei giornalisti, allora è questa realtà nel suo insieme che va considerata come una realtà che, restando all’esempio, in modo del tutto volontario e premeditato, stimola e incita alla violenza di genere.
– Quindi, in conclusione, chiunque faccia parte, in qualsiasi modo, di contesti che generano, in piena premeditazione e malafede, insulti, menzogne con finalità dolose, minacce, incitamenti a varie forme di violenza eccetera va considerato come del tutto complice, o protagonista, di quelle stesse attività.
Fine.