Dalla realtà al delirio: le differenze tra complotto e complottismo

Complotto vs Complottismo

C’era una volta, in piena Seconda Guerra Mondiale, una ragazza polacca che viveva in Polonia e che era affetta da una grave forma di schizofrenia paranoide. Il nucleo del suo sistema delirante consisteva nel fatto che pensava di essere perseguitata dai nazisti.

Il caso è raccontato dallo psichiatra Eugéne Minkowski [1]. Lo riporta per confermare quanto radicale e drammatica sia la differenza tra lo stato esistenziale di chi è affetto da malattia mentale rispetto a chi non lo è. Tanto da potere identificare con certezza uno stato psicotico rispetto a quella ragazza che, nella Polonia invasa dai nazisti, vive dentro un delirio nel quale è perseguitata dai nazisti.

Quindi, in presenza di una data realtà, possiamo avere chi la osserva e la riporta, sempre entro i limiti dell’interpretazione individuale, e chi la trasfigura in un mondo dominato dall’irrazionalità, da pensieri sconnessi e da una visione paranoica dei fatti. Questa è anche la differenza che passa tra complotto e complottismo.

L’operazione Valchiria [2] (o Complotto di luglio [3]); i depistaggi su Piazza Fontana e Ustica; l’incendio del Palazzo del Reichstag; la falsa sparatoria navale nel Golfo del Tonchino; le inesistenti armi di distruzione di massa dell’Iraq di Saddam Hussein [4] e così via, dall’omicidio di Giulio Cesare sino alla strage di Bologna. I complotti esistono e sono sempre esistiti. Si tratta, in sintesi, di un insieme di persone che si organizzano per colpire uno o più determinati avversari o per occultare informazioni compromettenti per i loro alleati. Quello che caratterizza i complotti, oltre alla chiara definizione del bersaglio (da colpire o da cui sviare l’attenzione), è la segretezza delle azioni che precedono l’attacco vero e proprio (Operazione Valchiria, Giulio Cesare) e la creazione di menzogne (i depistaggi su Piazza Fontana, Bologna e Ustica; l’incendio del Palazzo del Reichstag; la falsa sparatoria navale nel Golfo del Tonchino; le inesistenti armi di distruzione di massa dell’Iraq di Saddam Hussein).

Il problema del complottismo – e voglio sottolineare l’ismo finale – è che ci impedisce di parlare dei veri complotti. Di osservarli, studiarli, denunciarli. Al punto che, volendo essere complottisti, si potrebbe arrivare a pensare che il complottismo sia strumentale e utile al potere, che agisca come una cortina fumogena – o un rumore bianco – con lo scopo di nascondere o confondere la verità.
Ma io complottista non lo sono, e quindi non giungerò a tanto. È però curioso come, in questa polarizzazione continua che sembra dominare il discorso pubblico, moltissime persone tendano liquidare qualsiasi ipotesi di complotto come pura fantasia, o, tutt’al più, come una scorciatoia intellettuale, un modo per semplificare la realtà. È curioso, dicevo, perché nessuno come noi italiani dovrebbe sapere che i complotti sono una cosa estremamente seria, che spesso i complotti, in questo paese, hanno fatto la storia e che la storia di questo paese almeno dal ’45 in poi (ma forse da prima…) è stata manipolata, condizionata, modellata da complotti e cospirazioni e piani dentro piani dentro altri piani [5].

Ecco dunque le caratteristiche di un vero complotto:

– Alcune persone, unite da un interesse comune, organizzano in segreto azioni volte a causare danni a uno o più avversari (complotto offensivo) o a occultare informazioni e prove compromettenti per dei loro alleati (complotto difensivo).

– Dato che il complotto difensivo è fondato sulla strategia del depistaggio, è al tempo stesso un complotto offensivo verso realtà terze. È l’obiettivo primario (aggredire un avversario o difendere un alleato) a distinguere i due tipi di complotti.

Iniziò la girandola vorticosa di depistaggi e l’inserimento di piste straniere: quella tedesca, quella libanese, spagnola, la monegasca (pista Ciolini), la libica e naturalmente quella palestinese la più famosa (archiviata nel 2015 dopo 9 anni di indagine, ndr) che la difesa dell’imputato Cavallini ha cercato di riportare nel processo. Il giudice ricorda che è “stato gettato un amo anche per una pista israeliana, troppo impegnativa però perché potesse essere accolta da qualcuno. Resta invece il fatto che quella di Bologna è stata una strage buona per tutte le piste, varie, eterogenee, tutte fungibili come pezzi di ricambio, per nulla imparentata l’una con l’altra, salvo che per un comune intento: negare la responsabilità di terroristi di destra italiani, servizi segreti italiani e istituzioni italiane, e dirottare tutto su imprecisate, fantomatiche e fantasiose organizzazioni estere, o su governi esteri che a loro volta reclutavano imprecisati e fantomatici mercenari. Anche questo non è senza significato. Ma è anche drammatico perché rivela come, da più parti, ma congiuntamente si sia sempre operato sistematicamente per nascondere la verità. Quella della strage di Bologna resta una vicenda costellata da una stupefacente convergenza di falsità e depistaggi, che dura tutt’ora” [6].

– Sia gli autori che le vittime o i beneficiari del complotto sono identificabili in concrete persone appartenenti ad altrettanto concreti gruppi uniti da ideologie e interessi comuni.

– Allo stesso modo, concrete e chiaramente identificabili sono le motivazioni che muovono gli autori del complotto. Questo significa che c’è un nesso causale immediato tra le motivazioni e le azioni. Esempio: uccidere Hitler e i suoi gerarchi per instaurare un regime democratico e far finire la guerra. Il nesso è così serrato che basta un’unica frase per esprimere sia motivazioni che azioni.

Veniamo adesso al complottismo e vediamo quali sono le differenze rispetto a un vero complotto. Tutti gli esempi sono riferiti a un fenomeno di stretta attualità, il complottismo sul Covid-19.

Complotto.

Gli autori del complotto sono persone concrete che appartengono a concreti gruppi di interesse.

Complottismo.

Gli autori del complotto sono persone indefinite appartenenti ai “poteri forti”. O, meglio ancora: gli autori del complotto sono gli stessi “poteri forti”.

Complotto.

Le vittime del complotto sono persone concrete che appartengono (in molti casi) a concreti gruppi di interesse.

Complottismo.

Le vittime del complotto sono 1) tutte quelle persone che non fanno parte del complotto, quindi la maggior parte della popolazione mondiale e 2) gli stessi complottisti che, oltre ad appartenere alla categoria 1), vengono, loro che hanno capito tutto, ostacolati in ogni modo dai “poteri forti”.

Complotto.

Nesso causale immediato e concreto tra motivazioni e azioni. Non c’è bisogno di alcuna spiegazione o interpretazione, in quanto, appunto, tale nesso è immediato e immediatamente verificabile.

Complottismo.

A volte, i complottisti, accanto alla vaghezza dei “poteri forti”, qualche nome concreto lo fanno, senza però fornire motivazioni razionali e logiche rispetto alle accuse. Esempio: c’è (anche) Bill Gates dietro la pandemia, in quanto così ci guadagna coi vaccini. Il nesso da causale diventa casuale, ovvero frutto di ragionamenti del tutto arbitrari: più che nesso, accostamento.

In sintesi: il pensiero del complottista è caratterizzato da riferimenti indefiniti, collegamenti arbitrari e una costante vaghezza che gli permette di affermare qualsiasi minchiata. Insomma, un atteggiamento antiscientifico, che conferma la teoria della falsificabilità di Karl Popper [7], secondo la quale la caratteristica di ogni pseudoscienza risiede nel fatto che non può mai essere smentita. Ha sempre ragione, e se qualcuno mette in dubbio le sue affermazioni, ci sono di mezzo i “poteri forti”.

FONTI

[1] Dato che sto andando a memoria, non sono sicuro di quale opera si tratti. Credo sia Il tempo vissuto.

[2] https://www.avvenire.it/agora/pagine/la-carneficina-di-hitler-dopo-il-fallito-attentato

[3] https://www.ilpost.it/2019/07/19/complotto-di-luglio-attentato-a-hitler

[4] http://www.cittadellascienza.it/centrostudi/2016/03/complotti-bufale-e-complotti-reali

[5] https://www.huffingtonpost.it/entry/i-fantasmi-della-storia_it_604b48b2c5b65bed87d9c1c8

[6] https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/08/quella-di-bologna-fu-una-strage-di-stato-nar-compromessi-coi-servizi-segreti-i-depistaggi-sono-stati-la-regola-da-piazza-fontana-a-ustica/6059235

[7] Karl Popper in Giorgio Brianese (a cura di), “Congetture e confutazioni” di Popper, Paravia

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