Due immagini, scattate a distanza di 24 ore, che come si dice in alcuni casi “valgono più di mille parole”. Quella mostrata in foto è la giornalista della CNN Clarissa Ward: il 15 agosto si è collegata in diretta dall’Afghanistan con i capelli raccolti e una sciarpa rossa arrotolata su una giacca dai colori pastello. Il giorno seguente, dopo che i talebani hanno conquistato Kabul, Ward era in strada con il volto coperto dall’hijab, mentre continuava a raccontare per l’emittente americano la situazione nella capitale [1].

Così scrive TGcom 24, commentando le ormai note foto della giornalista Clarissa Ward. A parte che il volto della giornalista non risulta coperto, l’intero articolo non riporta correttamente la realtà dei fatti. Tanto che il Corriere della sera, che probabilmente aveva pubblicato una notizia simile, ha provveduto a rimuoverla [2].

È la stessa Clarissa Ward, in un tweet, a fare chiarezza [3].
This meme is inaccurate. The top photo is inside a private compound. The bottom is on the streets of Taliban held Kabul. I always wore a head scarf on the street in Kabul previously, though not w/ hair fully covered and abbaya. So there is a difference but not quite this stark.
Questo meme è impreciso. La foto in alto è all’interno di un complesso privato. Quella nella parte inferiore è nelle strade di Kabul prese dai Talebani. In precedenza indossavo sempre un foulard per le strade di Kabul, anche se non con i capelli completamente coperti e l’abaya. Quindi c’è una differenza, ma non così netta.
Vediamo cosa è successo. Hanno preso una foto di Clarissa Ward mentre si trova all’interno di un edificio. Qui la donna porta un foulard sulle spalle e ha i capelli scoperti. Nella seconda immagine, che si svolge all’esterno, in una Kabul da poco conquistata dai Talebani, Clarissa Ward ha i capelli completamente coperti e indossa l’abaya. Entrambe le foto rappresentano la realtà. O, per meglio dire: entrambe le foto, prese singolarmente, rappresentano la realtà. Accostate l’una dopo l’altra, diventano una deformazione della realtà. In breve tempo, l’immagine formata dalle due foto diventa virale. Questo significa che migliaia se non milioni di persone contribuiscono alla propagazione di una realtà deformata e parziale. Il che dimostra quanto sia facile creare e diffondere notizie o informazioni scorrette quando non del tutto mendaci.
Quali sono, quindi, le caratteristiche che permettono la realizzazione di una menzogna virale? Vediamole, sulla base di quanto scritto sopra.
– Due contenuti autentici vengono accostati in modo tale che nella mente di molte persone si crei un nesso causale, grazie al quale si convincono di qualcosa che non corrisponde del tutto alla realtà, o che rappresenta addirittura una menzogna (es.: omettere, in modo intenzionale o meno, che, all’esterno, Clarissa Ward andava in giro con il capo coperto anche prima dell’invasione talebana degli ultimi giorni).
– Il contenuto così creato si colloca entro un contesto connotato da una forte componente emotiva e polarizzata (es.: odio verso i Talebani e i loro soprusi).
– Le fonti che inizialmente pubblicano il contenuto sono ritenute (non importa se a torto o a ragione) come autorevoli, dunque affidabili, da un grande numero di persone (es.: “Corriere della sera”).
– Questo contenuto rafforza in due modi l’identità di chi lo condivide: gli consente di guadagnare Like e altre reazioni da parte dei componenti del proprio gruppo di riferimento e conferma la sua immagine (almeno ai suoi occhi e a quello di altre persone) di paladino da divano della crociata di turno (es.: tutti coloro che hanno condiviso l’immagine di Clarissa Ward “prima e dopo”).
FONTI
[3] https://twitter.com/clarissaward/status/1427324200134533121