Il Re-pera e la satira social

Il Re-pera e la satira social
Il Re-pera e la satira social

Accusato di lesa maestà, l’autore satirico Charles Philipon si difende come vediamo in questa immagine. La “lesione” di sua maestà consiste, secondo l’accusa, nel paragonare il volto del sovrano, Luigi Filippo, a una pera. È il 14 novembre 1831.

Philippon produce questi disegni e i relativi testi proprio in tribunale. Il concetto è il seguente: il volto iniziale assomiglia a quello del re, quindi non può essere ritenuto un’offesa allo stesso; di conseguenza, ciò vale, a catena, anche per le altre tre immagini. Infine, si appella alla libertà di stampa.

La corte non si fa convincere e Philipon viene condannato a sei mesi di carcere, a 2000 franchi di multa e al pagamento delle spese processuali.

L’aspetto interessante di questo episodio [1] è che si tratta, secondo me, di un episodio molto attuale. Vediamo cosa succede a “trasferirlo” ai nostri tempi. Due premesse: 1) invece di un re, pensiamo a un personaggio pubblico; 2) lasciamo da parte tutta la questione sul copyright e vari diritti di utilizzo di un’immagine. Cominciamo.

– In pratica, Philipon con quella sequenza di disegni, rappresenta quello che oggi viene definito morphing [2], ovvero un processo digitale attraverso il quale il volto di una persona si muta in quello di un’altra. Tecnica che si può applicare anche agli oggetti e, appunto, alla combinazione persona/oggetto.

– La difesa di Philipon si basa proprio sulla natura del morphing. L’immagine iniziale non è offensiva, in quanto rappresenta la persona stessa. Dato che è evidente che l’immagine finale deriva da quella iniziale, quando può essere ritenuta offensiva? Teniamo conto che, in un’epoca nella quale dominano i social, un’immagine può in breve tempo raggiugere migliaia di persone. Quindi, l’immagine finale non deve in alcun modo risultare lesiva della reputazione della persona “morphizzata” né offenderla in altro modo.

– Uno dei morphing più diffusi è quello che trasforma il volto di Giorgia Meloni in quello di Gollum [3]. Premesso che non mi sembra venga in alcun modo lesa la reputazione della Meloni né che le si rechi alcuna offesa, questo caso è interessante in quanto permette di mettere in luce alcuni temi propri della comunicazione satirica di oggi. 1) Chiunque può diventare, anche solo per gioco, autore satirico e ottenere anche una certa visibilità. 2) Per creare contenuti satirici non occorre saper disegnare: ci sono programmi (alcuni anche gratuiti) che permettono di elaborare immagini in modo molto efficace e creativo. 3) Il morphing dimostra come, in generale, la natura della satira consista in una alterazione parossistica e condivisa della realtà (Giorgia Meloni non assomiglia a Gollum, neh). 4) Ci sono anche molte immagini fisse nelle quali il volto di Giorgia Meloni viene accostato a quello di Gollum. Questo dimostra come la satira, attraverso il semplice accostamento di due immagini (ma anche di due parole, di due concetti ecc.) inneschi nella mente di chi guarda una sorta di morphing neuronale attraverso il quale si creano insolite e divertenti connessioni.

– Philipon si appella alla libertà di stampa. La satira è anche una forma di critica, dunque ha ancora più diritti di chi si occupa di cronaca [4]. Però ricordiamo sempre che la libertà di critica, così come la libertà di espressione, non devono mai diventare libertà di offendere.

FONTI

[1] Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, Il metodo, Marsilio

[2] https://www.appuntisuldigitalvideo.it/morphing.html

[3] https://www.youtube.com/watch?v=lbxfU2WbNSw

[4] http://www.difesadellinformazione.com/72/il-diritto-di-critica/

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