Le due esbiche e l’invasione degli ultragay

Locus of control

Anni fa lavoravo presso una tipografia. Qui vi lavorava anche Ettore (nome non corrispondente a quello reale). Ettore era bravissimo nei lavori di cartotecnica. Aveva un certo grado di “ritardo mentale” che, in parte, influenzava anche il suo modo di esprimersi.

Ogni tanto, Ettore allungava le mani verso una mia collega. La quale gli faceva notare, educatamente, che non gradiva. Ettore allora assumeva un’espressione stupita. Sembrava non capire per quale motivo quella ragazza rifiutasse i suoi approcci.

Ogni tanto, questa mia collega scherzava con un’altra ragazza. Magari ridacchiavano insieme durante la pausa caffè o cose simili. Allora Ettore le guardava con aria di disapprovazione e borbottava: “Esbiche”.

Non importa quali fossero le reali motivazioni di Ettore. Ma da allora questa espressione per me sintetizza un processo mentale molto comune. Ovvero: se una ragazza mi rifiuta, sicuramente è “esbica”. Quale altro motivo potrebbe esserci? Generalizzando: se qualcuno mi rifiuta, quel qualcuno ha di sicuro qualcosa che non va. E sono io a capire di cosa si tratta.

Adesso passiamo a Paola (anche qui il nome non corrisponde a quello reale). Da ormai tanto tempo Paola, eterosessuale convinta, non ha una relazione con un uomo. Ed ecco che, più o meno di colpo, i luoghi che Paola frequenta si popolano di gay. Ovunque vada, è pieno di gay. Paola è disperata. Pare come L’invasione degli ultracorpi, dove bacelloni alieni si sostituiscono agli esseri umani. Solo che, in questo caso, avviene che a uomini eterosessuali subentrano uomini omosessuali. L’invasione degli ultragay. Come può trovare un uomo Paola, se sono tutti gay? Perché, è ovvio, questa è l’unica spiegazione al suo lunghissimo periodo da single. Quale altro motivo potrebbe esserci? Generalizzando di nuovo: se qualcuno mi rifiuta, quel qualcuno ha di sicuro qualcosa che non va. E sono io a capire di cosa si tratta.

Questa, nota bene, non è “la solita storia della volpe e l’uva”. Storia che qui comunque ricordo:

Una volpe affamata, come vide dei grappoli d’uva che pendevano da una vite, desiderò afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi però disse fra sé: «Sono acerbi.» Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze.

Fonte: Wikipedia

Certo, Ettore, Paola e la volpe attribuiscono all’esterno la responsabilità dei loro fallimenti. Ma ci sono delle differenze.

La volpe comunque decide, sceglie. Prima decide di prendere l’uva, poi decide di allontanarsi da quel grappolo. Probabilmente, se ne trova uno che riesce a raggiungere, lo prende e si sfama. Perché, in effetti, è vero che quel grappolo è troppo distante. Per quanto la volpe salti o faccia altri tentativi, il grappolo non lo può raggiungere. Si tratta di un dato oggettivo. Insomma, la volpe non commette alcun errore nel cercare di prendere l’uva. Commette un errore nell’attribuire all’uva il suo fallimento.

Ettore e Paola vanno invece oltre. Non raggiungono quanto desiderano a causa loro. Per i loro atteggiamenti, le loro modalità relazionali, i loro comportamenti. E, invece che assumersi la responsabilità di tutto ciò, etichettano gli altri come omosessuali. Il che, secondo il loro modo di ragionare, significa: se vengo rifiutata o rifiutato, è in quanto la persona che mi rifiuta è “sbagliata”, altrimenti, come sarebbe possibile rifiutarmi?

Ma, il punto principale, è che, ogni tanto, per vari motivi, ognuno di noi è Paola ed Ettore. Esserne consapevoli sarebbe qualcosa di bello e importante. Per noi, per tutti.

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